Il mio intervengo al corso Ageo "Concepire ai giorni nostri"
La ricerca sulla sessualità nelle donne malate di cancro presenta lacune non indifferenti che hanno, come conseguenza, una ovvia confusione a riguardo.
Proprio per tale motivo, oggi cerchiamo di fare un po' di chiarezza;
Elisabeth Meloni Vieira e colleghi, hanno intervistato 23 donne operate di tumore al seno e che hanno partecipato a discussioni di focus group; E' emerso come ognuna di queste persone hanno presentato problematiche riguardanti due scenari in particolare:
Mancata percezione di essere attraenti;
Mancata comunicazione circa la sessualità con i/la partner e gli operatori sanitari;
Sono necessarie ricerche che indaghino quelli che possono essere interventi efficaci e c'è bisogno di educare i professionisti sanitari a modificare la pratica attraverso la comunicazione su un argomento che mette a disagio sia il paziente che loro stessi.
Una ricerca esemplare che ci dimostra esattamente il fenomeno in esame è stata svolta da Jane M Ussher e colleghi: Scopo di questo studio era esaminare i cambiamenti nella sessualità e nelle relazioni intime nelle persone che hanno avuto un cancro al seno.
Il metodo utilizzato è stato un sondaggio online contenente 47 elementi quantitativi e qualitativi, completato da 1965 individui australiani con cancro al seno. I partecipanti erano per il 98% donne, con un'età media di 54 anni.
Le diminuzioni della frequenza, della risposta e della soddisfazione sessuale sono state attribuite ad una serie di fattori, tra cui stanchezza e dolore, stress psicologico ed immagine corporea e cambiamenti della menopausa indotti da farmaci come secchezza vaginale, vampate di calore e aumento di peso.
Le preoccupazioni predominanti identificate nell'analisi qualitativa erano le conseguenze emotive, i cambiamenti fisici, il sentirsi poco attraenti o privi di femminilità, la riconciliazione del sè con i cambiamenti e l'impatto sul partner o sulla relazione.
Le modifiche al benessere sessuale possono essere uno degli aspetti più problematici della vita dopo il cancro al seno, con un impatto che dura molti anni dopo il trattamento, associato a gravi effetti avversi fisici ed emotivi.
Nella pratica, questi risultati sono di fondamentale importanza poichè è stato dimostrato che il benessere sessuale è correlato al benessere psicologico e alla qualità della vita e che l'intimità sessuale rende l'esperienza del cancro più gestibile ed aiuta nel processo di guarigione.
Yasmin Hawkins e colleghi ci espongono quelli che sono i cambiamenti nella sessualità e nell'intiità dopo la diagnosi ed il trattamento del cancro: In questo caso è stata presa in considerazione l'esperienza dei partner; Dalle interviste condotte su 20 partecipanti, è stato riscontrato come le ragioni dei cambiamenti fossero l'impatto dei trattamenti, l'esaurimento dovuto alle cure e il riposizionamento della persona malata come paziente, non come partner sessuale.
Sono stati riportate segnalazioni di auto-colpa, rifiuto, tristezza, rabbia e mancanza di appagamento sessuale.
Le conseguenze positive includevano l'accettazione della mutata relazione sessuale e l'aumento della vicinanza e dell'intimità.
L'Aimac (Associazione Italiana Malati di Cancro), ci spiega come la soggettività di ogni paziente renda la ripresa dell’attività sessuale, dopo le terapie e visti i diversi percorsi di cura e le reazioni, assolutamente dipendenti dalla persona che ci si trova davanti;
Alcuni pazienti, infatti, sentono di volersi completamente astenere dalla sfera sessuale, e l’errore, in questo caso, sarebbe proprio quello di forzare un processo indesiderato.
Per coloro che invece sentono il desiderio di riprendere un’attività sessuale, il primo step necessario ed imprescindibile è l’INFORMAZIONE, precedente ai trattamenti antitumorali, circa le possibili conseguenze sessuali.
Molto spesso, infatti, tale argomento viene rilegato alla sfera intima della persona e non trattato come aspetto integrante della cura del tumore.
Ciò comporta che il paziente sia colto del tutto impreparato nel momento di insorgenza di una problematica sessuale non sappia a chi rivolgersi e a chi manifestare le proprie paure, anche in base alle scelte delle terapie più adeguate a riguardo.
Avere la possibilità di confrontarsi con l’oncologo e quindi formulare una vera e propria richiesta di aiuto, permette di ridurre l’angoscia legata al problema e decidere insieme il percorso più adeguato quale, per esempio, inglobare all’interno dell’equipe medica uno psicosessuologo che, data l’esperienza, può fornire gli strumenti adeguati al raggiungimento degli obiettivi concordati.
Molto spesso, la paura principale che limita la ripresa dell’attività sessuale rispecchia il sentirsi poco desiderabile a seguito dei cambiamenti corporei dovuti ai trattamenti subiti o al dolore, che spesso accompagna la penetrazione nella donna.
L’approccio sessuale segue delle linee guida rispetto ad una terapia mansionale che consiste in una serie di piccoli passi che aiutano la coppia al ripristino di un’intimità sessuale e non. Rimane quindi fondamentale il ricorso ad uno psicosessuologo preparato ad intraprendere un approccio di tale particolarità.
Altro aspetto fondamentale è la COMUNICAZIONE all’interno della coppia, che deve esser in grado di parlare più apertamente di sessualità, dei cambiamenti, delle paure, dei desideri, di ciò che può mettere a disagio o in imbarazzo.
"Ci sono diversi studi che hanno valutato l'impatto della malattia tumorale sulla sessualità femminile" spiega Florence Didier, psiconcologa, psicoterapeuta e consulente in sessuologia presso l'Istituto europeo di oncologia di Milano, uno dei pochi centri in Italia dove la consulenza sessuologica è entrata a far parte del trattamento.
Ne risulta che molte donne lamentano cambiamenti negativi, ma che circa il 36 per cento di queste aveva delle difficoltà nella vita di relazione precedentemente alla diagnosi della malattia tumorale. Interventi di diverso tipo possono essere proposti alle donne o alle coppie per affrontare i problemi sessuali. La consulenza sessuologica è breve (8 massimo 10 sedute), mirata a risolvere i problemi attuali. Ma se i problemi nella sfera relazionale e sessuale erano presenti già prima della diagnosi, si può proporre un supporto più complesso alla paziente ed eventualmente anche al suo partner, come una psicoterapia di coppia, che può durare più a lungo.
Se solo le donne sapessero che, a dispetto di quel che si può pensare, diversi studi hanno mostrato che per la gran parte degli uomini la perdita di un seno o la sua alterazione è quasi irrilevante in confronto al valore di avere ancora al proprio fianco la persona che amano. Speso il timore di non essere attraente e desiderata nasce più dalla mancata accettazione della propria immagine corporea che da un effettivo problema con il partner. È su questo che bisogna lavorare, tenendo conto che proprio il compagno può rappresentare un prezioso aiuto nel processo di accettazione e di costruzione della nuova immagine di sé. (Fondazione Veronesi)
Diletta Tomaselli, Psicologa, Sessuologa, Roma
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