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L'istinto materno non esiste: Perché possiamo permetterci di non volere figli

Il dizionario Collins definisce l’istinto materno come “la tendenza naturale che una madre ha a comportarsi o reagire in modo particolare nei confronti di suo figlio o dei suoi figli”.

In tal senso, quindi, l’innato bisogno di concepire e l’innata capacità di allevare un figlio.

Questo significherebbe che esso sia un fattore biologico e non il risultato soggettivo di una scelta consapevole.

Seguendo il ragionamento, allora, una madre che non vive un tale impulso è considerata sbagliata, innaturale, anormale.

Quando una donna dice di non voler figli, infatti, viene additata come troppo giovane per saperlo, o strana, confusa, difettosa, egoista.

Fortunatamente, ci sono una serie di studi che contraddicono ampiamente questa logica:

Sarah Blaffer Hrdy, antropologa e primatologa americana, ha dimostrato, nel corso di anni di ricerche su languri, tamarini, altri primati ed essere umani, quanto riferirsi con il termine “istinto materno” all’amore incondizionato per i bambini nel linguaggio quotidiano sia, non solo sbagliato, ma fortemente problematico; Essa afferma, infatti, che se esistesse un istinto materno non avremmo infanticidi, abbandoni, baby-bues e che le modalità tramite cui le donne si prendono cura dei propri piccoli sarebbe uguale per tutti, in tutto il mondo e immodificabile nel tempo. La maternità non è istintiva, sostiene, ma dipende da diverse condizioni ambientali ed individuali che orbitano intorno alla donna.

La psicologa Paula Nicolson parla del “mito dell’istinto materno”: Certamente molte donne sentono il desiderio di avere figli, ma come trascurare il fatto che, se fosse comune a tutte, un numero sempre più elevato non ha nessun desiderio di diventare madre?

Essa sostiene che la tendenza delle donne al ruolo materno derivi dalla pressione sociale: Tutte le società, infatti, risultano orientate verso la natalità.

I media, per esempio, riflettono perfettamente quanto sopracitato: Continui contenuti che incoraggiano questo ruolo attraverso donne solitamente esposte in versione madri e casalinghe, felici e soddisfatte. Seppur questi ruoli non siano negativi, ricondurre la donna unicamente alla funzione materna è fortemente discriminatorio, non solo per le persone che di figli non ne sentono il bisogno, ma anche per quel 70-80% di madri che vivono il periodo dopo il parto con difficoltà, e che quindi, come le prime, rischiano di sentirsi non abbastanza brave.

L’abilità materna, così come l’istinto, si impara con l’esperienza, attraverso modelli culturali e nel processo di socializzazione.

Comprendere ciò normalizzerebbe anche tutte quelle donne che entrano gradualmente nel ruolo di madre, non sentendolo immediatamente loro. Entrare nella maternità, infatti, è un processo che avviene in tempi diversi, dipendente da una serie di fattori non biologici.

Tengo quindi a sottolineare come sia normale non percepirsi subito madre, non provare le emozioni che ci raccontano, non riuscire a comprendere dal primo istante ciò che il neonato sta chiedendo, trovare forti difficoltà ed avere la sensazione di non riuscire a gestire la situazione.

Se questa possibilità fosse esposta dall’inizio, un momento così delicato potrebbe essere vissuto con più serenità, si potrebbe chiedere maggior aiuto senza sentimenti di colpa circa la propria incapacità ad adempiere un ruolo che crediamo dovrebbe essere naturale.

Inoltre, partire dal presupposto che l’istinto materno esista, equivarrebbe a dire che bambini adottati o cresciuti da padri single non possano essere allevati altrettanto bene.

Orna Donath afferma come sia oggi impossibile parlare di maternità senza ricollegarla all’amore nei confronti dei bambini, considerato “sacro” nelle società occidentali e visto come “un test della morale femminile”: Una “buona donna” capace di sentimenti buoni, è anche automaticamente una “buona madre”. Di conseguenza, chi non ama i bambini altro non è che “cattiva”.

Basti pensare a tutte le volte che siamo stati redarguiti quando abbiamo espresso un parere negativo circa l’aspetto estetico di neonato: “Ma come ti viene in mente, non si dicono queste cose di un bambino”.


Vi svelo un segreto, si può.




-Natalia Levinte, “La verità sull’istinto materno”;

-Jennifer Guerra, “L’istinto materno non esite”, The Vision;







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