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Depressione: Come riconoscerla e perché "Non pensarci!" non basta

Aggiornamento: 21 ott 2021

La depressione, uno dei disturbi psichici più comuni ed invalidanti, è stata definita il “male del secolo”.

Aumenta costantemente, infatti, la percentuale delle persone che ne soffrono: Colpisce oltre 350 milioni di persone nel mondo e, a tal proposito, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, da qui a pochi anni sarà la seconda causa d’invalidità per malattia, successiva alle problematiche cardiovascolari.

Con il termine “depressione” ci si riferisce ad un disturbo del tono dell’umore, caratterizzato da umore depresso, appunto, angoscia persistente, perdita d’interesse per le attività normalmente piacevoli, insonnia o ipersonnia, aumento o perdita dell’appetito e, conseguentemente, del peso, difficoltà nello svolgimento delle più semplici azioni quotidiane, scarsa concentrazione e perdita di energia. Tutto ciò, ovviamente, comporta anche delle conseguenze negative nelle relazioni interpersonali.

Sigmund Freud fu il primo a rendersi conto che le attività biologiche potevano essere influenzate da alcuni vissuti emotivi interiori e dagli stati d’animo; ma fu Wilhelm Reich, successivamente, a dimostrare l’esistenza di una connessione diretta tra le funzioni corporee ed i vissuti emozionali ed ad introdurre, nella descrizione della depressione, il termine “atrofia biopatica”, ad indicare l’indebolimento dell’apparato psichico fino ad un vero e proprio collasso energetico.

Gli individui che soffrono di questo disturbo hanno una disistima di sè, percependosi come inadeguati, senza valore, circondati da un ambiente ostile e non supportivo ed accompagnati da una visione pessimistica del futuro, percepito come incerto e pieno di difficoltà.

Spesso, sono presenti pensieri di autolesionismo o suicidio; Le idee di morte, infatti, rispecchiano un vissuto di colpa, indegnità, rovina e convinzione che non ci sia altra via d’uscita dalla sofferenza.


Una via d’uscita, invece, c’è.


La depressione può essere curata, e chiedere aiuto ne rappresenta il primo passo.


Negli ultimi anni, fortunatamente, c’è stato un enorme progresso circa il pregiudizio che troppo spesso ha avvolto questo disturbo; ciononostante, ancora oggi, la depressione è spesso confusa con la tristezza, un normale stato d’animo che segue un evento di vita negativo, di breve durata e non condizionante il funzionamento di vita dell’individuo che la esperisce.


Come comportarsi, allora, se si è vicini ad una persona depressa?


Un comune errore che si compie spesso è banalizzarne le cause attribuendo lo stato depressivo ad un momento di stanchezza, un malessere dovuto al cambio di stagione, all’eccessivo lavoro, a tensioni familiari o allo stress in generale.

Questo pregiudizio comporta, invece, un aumento dei sensi di colpa, della frustrazione, della percezione di non essere compresi e, ancor peggio, della sofferenza che già attanaglia l’esistenza dell’individuo.


Un secondo errore è quello di considerare la persona depressa semplicemente triste, avvilita, pigra, debole di carattere o poco resiliente.

Nessuno sceglie di essere depresso e non dipende dalla volontà dell’individuo; potrebbe sembrare impossibile che una persona non riesca ad andare a lavoro, ma rimanga a letto per l’intera giornata, incapace di uscire anche solo per una passeggiata.

In realtà, come sopracitato, la mancanza di energia è uno dei principali sintomi di questo disturbo.

Esortare all’ottimismo o alla buona volontà, con frasi come “goditi la vita, va tutto bene” o “fai uno sforzo, tirati sù!”, ottengono l’effetto opposto a quello desiderato, peggiorando lo sconforto, la disistima ed aumentando i sentimenti di solitudine.


La miglior strada per star vicini ad una persona che vive questa sofferenza invalidante è quella della comprensione e della vicinanza emotiva: La depressione, come qualsiasi altra malattia, è una condizione patologica che va curata facendo riferimento agli specialisti del settore, non è un sentimento passeggero, una forma di pigrizia o una richiesta di attenzione.


Il più grande gesto d’amore nei confronti di una persona che sta attraversando questa condizione è convincerla a chiedere aiuto.





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