Il parametro principale attraverso cui viene considerato il funzionamento di una relazione è rappresentato dall’intimità, intesa come un senso di prossimità, un'esperienza di vicinanza e di calore che si instaura tra i due partner.
Affinché una relazione possa definirsi “intima”, dovrebbero essere presenti quattro competenze:
1. La capacità di richiedere un accudimento al partner nei momenti di bisogno;
2. La capacità di fornire accudimento al partner quando richiesto;
3. La capacità di sentirsi a proprio agio con se stessi in quanto persona autonoma, pur stando in coppia;
4. La capacità di negoziazione rispetto ad eventuali discussioni che insorgono; (Cassidy,2001)
In che modo si può raggiungere tale senso d’intimità con il proprio partner?
Entra in gioco, a questo punto, il concetto di regolazione affettiva: Una coppia non raggiungerà uno stato d’intimità fino a che non sarà in grado di regolare reciprocamente i propri stati affettivi e mentali rispetto agli scambi con il partner.
Semplificando: Ogni coppia vive delle micro-oscillazioni tra due poli, prossimità e distanza emotiva (Ainsworth et al., 1978);
Ci saranno coppie capaci di mantenere un equilibrio tra le due istanze, ed altre che avranno un moto indirizzato principalmente su uno dei due versanti.
Ogni coppia, quindi, vive momenti di maggiore o minore vicinanza, che non dovrebbero destare preoccupazioni ma essere percepiti come facenti parte del normale funzionamento della relazione.
Il senso di soddisfazione, rispetto alla posizione assunta, non è assoluto ma dipende dai singoli individui: Ci saranno coppie per cui potrebbe essere più funzionale mantenere un’organizzazione che pende verso il polo della distanza, e viceversa. (Boutillier et al., 2002)
Complicazioni relazionali sopraggiungono nel momento in cui la diade si sposta dalla sua precedente posizione, funzionale e soddisfacente per la loro organizzazione, ad un’altra non altrettanto adatta.
Il maggior numero di interazioni, nella coppia, sono caratterizzate da episodi di rottura del contatto affettivo, cui segue una riparazione che implica il ripristino del contatto, ossia della sintonizzazione affettiva. (Stern, 1995).
Ciò significa che una relazione amorosa funzionale non necessita di una perenne sintonia o affetto positivo; si parlerebbe, in questo caso, di funzionalità apparente.
Infatti, i partner sicuri (vedi il primo articolo del blog) hanno la consapevolezza che le rotture relazionali possono essere riparate senza perdere la rassicurante continuità del legame d’attaccamento (Safran e Muran, 2000);
I partner insicuri, invece, possono percepire le rotture come deleterie, e cercheranno di evitarle o subirle.
Essere in sintonia rispecchia la capacità di ripristinare un’armonia tra i partner, tramite la riparazione per giungere alla riconnessione emotiva,(Beebe e Lachmann, 2002) un processo volto al ripristino dell’equilibrio emotivo sperimentato in precedenza (Gratz e Roemer, 2004).
Le modalità tramite cui questo processo viene messo in atto dipende tanto dalle capacità individuali del partner di regolare i propri stati emotivi (storia passata), quanto dalle competenze della coppia stessa di tollerare gli stati di discussione (storia presente):
· Una coppia sicura potrebbe impegnarsi in un bilanciamento armonico tra distanza e vicinanza emotiva;
· Una coppia insicura potrebbe accentuare la vicinanza per ripristinare il contatto;
· Una coppia evitante potrebbe superare la rottura incrementando gli aspetti della distanza;
Esistono, concludendo, delle rotture "benigne", che riguardano le micro-oscillazioni descritte in precedenza, ma anche delle rotture "tossiche", che caratterizzano quelle coppie in cui uno dei due partner, per esempio, si relaziona principalmente con atteggiamenti di rifiuto, rabbia o violenza, creando nell'altro la percezione di non meritare attenzioni e cure ed una rappresentazione di sé come inadeguato. (Siegel, 2003) Mentre le rotture "tossiche" comportano un'insoddisfazione relazionale, quelle "benigne" permettono di adattarsi ad una nuova organizzazione di coppia.
Bibliografia
Castellano R., Velotti P., Zavattini G., "Cosa ci fa restare insieme?", Il Mulino, 2010
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