La resilienza, nel significato primitivo del termine, indica la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi, la capacità di una materia vivente di autoripararsi.
In psicologia, viene collegata al far fronte ad un evento negativo o traumatico, adattandovisi in maniera positiva.
La straordinaria accezione scientifica descrive senza eguali la donna la cui storia decido oggi di raccontarvi, per mostrarvi come, effettivamente, l’essere umano è capace di resistere ai colpi, attutire gli effetti devastanti e tornare al suo stato iniziale.
Circa un anno e mezzo fa, entrò in clinica per un problema, si pensava, risolvibile in giornata; Qualche ora dopo arrivò la reale diagnosi: Tumore.
Non è possibile anche lontanamente capire, o descrivere, l’esperienza che vivono le persone che si trovano in questa situazione, né tantomeno proverò a farlo qui, con la superbia di chi riduce questo calvario ad una mera categoria di reazioni standardizzata;
ciò che farò, invece, è descrivere quello che la famiglia si è trovata davanti.
Il cuore ha aumentato i battiti, il respiro è andato in affanno, la vista si è annebbiata.
Dopo un’ovvia, iniziale, destabilizzazione totalizzante che ha invaso l’esistenza di ognuno di loro, dalle ceneri un piccolo fuoco ha sprigionato una scintilla: Ancora ricoverata in clinica per sottoporsi a tutti gli accertamenti del caso, ha deciso di far venire il suo parrucchiere per sistemare i capelli proprio lì, nel bagno della stanza. Uno sguardo tra i presenti, un sorriso confortato.
Il cuore ha rallentato.
Iniziano le cure.
Passa un mese e viene sottoposta alla seconda operazione per riparare un danno causato dalla massa: Via a drenaggi e morfina.
Dopo una settimana torna a casa, e, investita dalle preoccupazioni dei familiari che l’avrebbero voluta a riposo, saluta tutti, prende la macchina e va al mare.
Il respiro torna regolare.
Passano altri giorni, altri mesi intervallati da chemio ed immunoterapia.
Arriva Ottobre ed un weekend a Parigi per festeggiare l’anniversario di matrimonio.
Sono le 23:53 e sul telefono arriva una loro foto, a cena, felici.
La vista si schiarisce e torna a mettere a fuoco.
Tre episodi che mostrano pienamente come questa donna coraggiosa riesce ad avere controllo sugli eventi della sua esistenza e, grazie alle sue esperienze passate che fungono da bagaglio di forze al quale attingere all’occorrenza, accetta i cambiamenti che la vita le impone, riadattandosi ad essi con plasticità e controllo allo stesso tempo.
Il percorso, per questo tipo di patologia, è lungo e tortuoso, fatto di alti e bassi.
E, durante i bassi, non sempre è possibile riuscire a mantenere un atteggiamento stoico.
Momenti come quelli sopra descritti hanno permesso alla famiglia, però, la consapevolezza che, nonostante gli urti, i colpi e gli effetti, lei continuerà ad autoripararsi.
La letteratura internazionale ha ampiamente sottolineato, e dimostrato, l’importanza di un approccio propositivo nel determinare il decorso di una patologia; L’atteggiamento psicologico dell’individuo, infatti, può condurre a comportamenti che possono migliorare, o al contrario, peggiorare la condizione patologica.
L’associazione tra il sistema nervoso ed il sistema immunitario può apportare effetti terapeutici benefici qualora lo stato emotivo del soggetto sia positivo e resiliente, o danneggiare se negativo e passivo.
Questo significa che un atteggiamento ansioso e depresso può diminuire le difese immunitarie, scatenando una serie di conseguenze negative, mentre un atteggiamento calmo, ottimistico e speranzoso riesce ad aumentare le difese, facilitando il superamento della patologia.
Il tipo di reazione che la persona avrà nei confronti della malattia dipende da una serie di fattori, interni ed esterni, quali:
· La natura, l’intensità ed il tempo di durata dell’evento;
· Il contesto di vita, quindi la presenza, o meno, di una rete di sostegno e di una famiglia;
· Le caratteristiche individuali, ossia la risposta personale ed il livello di sviluppo psicologico;
· Le competenze, le capacità apprese, le abilità necessarie a gestire una situazione traumatica e la consapevolezza di essere in grado di affrontare una situazione;
· Le risorse, quindi la presenza di un contesto, o persone, che riescano ad attivare le capacità dell’individuo;
· La stima e la fiducia, in se stessi e negli altri;
La peculiarità principale delle persone resilienti è quella di avere uno spirito combattivo che permette loro di avere un certo controllo sulla propria vita e sulla propria salute: Pur riconoscendo la realtà della malattia, scelgono di avere un ruolo attivo nel partecipare al percorso.
Bibliografia
Amunni G., Fioretto L., “Psiconcologia: Percorsi, strumenti e prospettive di ricerca”, 2010
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